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Scrivi un commento al testo di Giovanni Avogadri
Febbraio 2004

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Per Hrvoje,
Forse qualcuno ci arriverà
dopo infinite macerazioni
- all’oceano del silenzio - all’aleph
al punto matematico al centro d’ogni luogo

....

Io per me

via dalla paura
sono sgattaiolato tra istante e istante
incerto sul marciapiede ogni mattina
felice
d’aver acchiappato al volo un’altra volta l’autobus
o soltanto perchè mi avevi telefonato.

Stasera ci sono entrato senza volerlo:
da destra ho smesso d’ascoltare
il megamicrofono con le bocche che urlavano
- aggettivazione eccessiva -
a sinistra chi mi consigliava altri luoghi
ed altri spazi:
ho solo guardato le istantanee del tuo racconto
- le luci nella notte del bombardamento -
- una bellezza improvvisa e inutile -
nel cuore del continente che muore -
e siamo entrati insieme nella notte fredda
e adesso la parola fluisce.

*

Dossologia della seconda dopo Pasqua

Stamani,
nella chiesa abbandonata
inondata di sole
dopo il lento lavacro
delle preghiere
Il Tuo Corpo sapeva
di giglio marino
e m’ha inebriato.

Io ti portavo senza saperlo
il sapore dell’isola
il cisto il lentisco
l’agro del sudore
ed il fuoco della notte
nei panni.

Fuori il mare era tutto fresco di vento
e ora non conto più i giorni e le ore.

*

Luglio al Cavo

Sete
di azzurro fondo
Di verde controsole
Di macchia di scoglio

Fame
di alghe di profumo Di pesce

Forse sei Tu
Che mi dici
Dal fondo di ogni attimo bevuto senza fretta:

“Sono Io
che desidero mangiarti
e lo farò molto lentamente
usando tutta la tua vita,
fino all’ultimo pezzetto”.

*

8 luglio

Lo scirocco ha picchiato tutta notte e solo la luna emergeva da un mare di nuvole agitato.
Poi, il giorno, la vita del piccolo paese prende altre strade, la gente sparisce, assorbita da occupazioni misteriose, telefona, scrive, aggiusta oggetti dimenticati, o semplicemente si permette il lusso di perdere un giorno di mare…

Qualcuno, terminate le incombenze domestiche, lascia i propri cari a dormire sonni agitati nelle stanze ombrose, e mentre gli altri stanno al chiuso, lui è fuori, al vento, solo con un vecchio costume indosso…
Poche gocce di pioggia, l’acqua del mare di qualche grado più fredda, plumbea e profonda.

Si nuota a favore e poi controvento, il vento teso liscia la superficie dell’acqua e da dietro la punta lo vedi alzare piccole creste bianche.

Ci si asciuga su di uno scoglio, senza sole, col vento in faccia.

E si pensa alle partenze, quelle immediate, al sapore dell’imprevisto che abbiamo assaporato e che non ci ha sfamato abbastanza.

E si ha paura di restare intrappolati in un meccanismo perverso nel quale, come in un gioco di prestigio eseguito troppo bene, si sveli – OPLA’ – l’io prestidigitatore.

Eh no.

Abbiamo imparato a navigare con un altro spirare.

La voce dell’Altro, di ogni altro, il nostro richiamo.

Il silenzio e l’attesa i nostri unici mezzi.

La certezza del dolore come compimento.

Il volto dell’altro: l’orizzonte dell’arrivo.

Ci si rituffa un po’ infreddoliti e si ritorna a casa.

*

Paraclitus

Abbiamo visto il terrore
Trascorrere sulla macchia
Come un colpo di vento
Lo zenith del sole
Suggerire la fuga.
Apollo
ci ha colpito nel tardo pomeriggio
e lo abbiamo visto
da una rupe di vento
riunire con lo sguardo
le onde e le ombre di una cala immota.

Tutto questo lo abbiamo già conosciuto,
vero mistero è Colui
che resta accanto a noi
quando noi non sapremo più dirci
colui che resiste accanto alla Negazione
è lo Spirito che riempie le nostre vele
quando tutto è perduto
Quando il nulla di noi
Creato, voluto
O perfino subito
Lo chiama: l’immanenza di Dio
- la nostra libertà –

*

18 luglio

Ci siamo accorti della massa enorme di granito che ci soverchiava soltanto dopo aver doppiato il capo.
La giornata era calda, ventilata da una forte brezza da sud.
La parte meridionale dell’isola è dominata da queste masse di roccia e da una vegetazione tipica di zone aride.
Solo gli oleandri, qua e là, spezzano il colore calcinato delle pietre.
Il mare è subito fondo, di quel blu scuro che soltanto luglio ed il vento di oggi sanno far risplendere.
Torniamo controvento e ri-doppiamo il capo, proveniamo da nord ovest e tagliamo le onde di traverso, più ci avviciniamo al capo più le chiglie vengono alzate e spostate dalle onde, mentre le nostre pagaie correggono la traiettoria quasi ad ogni colpo.
Il vento si è incaricato di incrociare questo doppio – in realtà molteplice – movimento spostando le greggi di nuvole addosso al monte ed ai massi calcinati che si innalzano verso la vetta di questo versante, fino a afrangiarsi, chissà, appena arrivate sul continente.

Solo ora ci penso, così mi piace vivere e vedere il mondo: contemplare il movimento muovendosi noi pure.

Solo questo ci avvicina un po’ alla meravigliosa e terribile avventura del reale.

*

Kouros

Vengo dall’Arcipelago
di acque trasparenti
E fondali di roccia
Attraversando
Un oceano di paglia
Fango e fracasso
Nel diluvio nel traffico
Di Montevideo
Sei apparso
Salendo le scalette dell’omnibus
Con i ragazzi del liceo
Il turno serale
Poco più grande di loro
Bello come un kouros
Un passo appena avanti
Senza impermeabile
Reciti a voce ferma
La litania delle cose che vendi
Caramelle dolci cioccolato
E non c’è poesia più vera…

Per quanto ancora
ti resterà sul volto
Questo sorriso di stasera
Che è un coltello nell’intimo
Un dolore sottile addormentarsi
con le luci di Montevideo
e le nuvole sul porto?

Ragazzo del Sur
La tua dignità
non vale il nostro mondo intero.

*

15 agosto

Oggi è domenica
Tutto mi dice questa cosa
così semplice e palmare
una domenica australe.
Saluto Jemanjà
sulla spiaggia della Plata,
ci siamo allontanati poco
in canoa verso la piccola isola
immersi nell’ acqua scura rimescolata
poi tamburi e danze
per le strade di questo inverno australe


Io sono
Acqua, spiaggia, cielo, casa bianca
sono Mare Atlantico, vento e America
sono un mucchio di cose sante
mescolate con cose umane
- come faccio a spiegarti? -
cose del mondo
Sono stata bambino, culla, seno
tetto, coperta
ma anche terrore, spettro,
grido, pianto
dopodichè mescolarono le parole
oppure sono sfuggiti gli sguardi
qualcosa accadde,
non capii più nulla!

Andiamo, dimmi,
raccontami tutto quello
che stai passando ora
perchè sennò
quando la tua anima sta sola piange,
devi tirare tutto fuori,
come la primavera
nessuno vuole che dentro di te qualcosa muoia !
Parliamo guardandoci negli occhi
tirando fuori quel che si può,
e dentro nasceranno cose nuove!

Sono pane, sono pace, sono di più di colei che sta qui
non chiedo più di quello che vuoi dare oggi,
oggi dai, domani prendi,
come si fa con le margherita
come il mare, come la vita
la vita LA VITA!

Andiamo, dimmi,
raccontami tutto quello
che stai passando ora
perchè sennò
quando la tua anima sta sola piange,
devi tirare tutto fuori,
come la primavera
nessuno vuole che dentro di te qualcosa muoia !
Parliamo guardandoci negli occhi
tirando fuori quel che si può fuori,
e dentro nasceranno cose nuove! (Mercedes Sosa)

*

22 agosto

Ma chi sei tu
mistero di occhi e terra e oceano
che non mi lasci partire
che stanotte non mi lasci dormire?
Il sangue e il grito
Le lacrime trattenute
Il sapore amargo
La stretta di mano
Di una passione che – ritrovata nel fondo di un tempo che pareva perduto - non credevo
Di conoscere così bene …
Ho solo lasciato che entrasse
E adesso s’è presa tutto di me.
Così sia.

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