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al testo di Giovanni Avogadri
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Per Hrvoje,
Forse qualcuno ci arriverà dopo infinite macerazioni - alloceano del silenzio - allaleph al punto matematico al centro dogni luogo .... Io per me via dalla paura sono sgattaiolato tra istante e istante incerto sul marciapiede ogni mattina felice daver acchiappato al volo unaltra volta lautobus o soltanto perchè mi avevi telefonato. Stasera ci sono entrato senza volerlo: da destra ho smesso dascoltare il megamicrofono con le bocche che urlavano - aggettivazione eccessiva - a sinistra chi mi consigliava altri luoghi ed altri spazi: ho solo guardato le istantanee del tuo racconto - le luci nella notte del bombardamento - - una bellezza improvvisa e inutile - nel cuore del continente che muore - e siamo entrati insieme nella notte fredda e adesso la parola fluisce. * Dossologia della seconda dopo Pasqua Stamani, nella chiesa abbandonata inondata di sole dopo il lento lavacro delle preghiere Il Tuo Corpo sapeva di giglio marino e mha inebriato. Io ti portavo senza saperlo il sapore dellisola il cisto il lentisco lagro del sudore ed il fuoco della notte nei panni. Fuori il mare era tutto fresco di vento e ora non conto più i giorni e le ore. * Luglio al Cavo Sete di azzurro fondo Di verde controsole Di macchia di scoglio Fame di alghe di profumo Di pesce Forse sei Tu Che mi dici Dal fondo di ogni attimo bevuto senza fretta: “Sono Io che desidero mangiarti e lo farò molto lentamente usando tutta la tua vita, fino all’ultimo pezzetto”. * 8 luglio Lo scirocco ha picchiato tutta notte e solo la luna emergeva da un mare di nuvole agitato. Poi, il giorno, la vita del piccolo paese prende altre strade, la gente sparisce, assorbita da occupazioni misteriose, telefona, scrive, aggiusta oggetti dimenticati, o semplicemente si permette il lusso di perdere un giorno di mare… Qualcuno, terminate le incombenze domestiche, lascia i propri cari a dormire sonni agitati nelle stanze ombrose, e mentre gli altri stanno al chiuso, lui è fuori, al vento, solo con un vecchio costume indosso… Poche gocce di pioggia, l’acqua del mare di qualche grado più fredda, plumbea e profonda. Si nuota a favore e poi controvento, il vento teso liscia la superficie dell’acqua e da dietro la punta lo vedi alzare piccole creste bianche. Ci si asciuga su di uno scoglio, senza sole, col vento in faccia. E si pensa alle partenze, quelle immediate, al sapore dell’imprevisto che abbiamo assaporato e che non ci ha sfamato abbastanza. E si ha paura di restare intrappolati in un meccanismo perverso nel quale, come in un gioco di prestigio eseguito troppo bene, si sveli – OPLA’ – l’io prestidigitatore. Eh no. Abbiamo imparato a navigare con un altro spirare. La voce dell’Altro, di ogni altro, il nostro richiamo. Il silenzio e l’attesa i nostri unici mezzi. La certezza del dolore come compimento. Il volto dell’altro: l’orizzonte dell’arrivo. Ci si rituffa un po’ infreddoliti e si ritorna a casa. * Paraclitus Abbiamo visto il terrore Trascorrere sulla macchia Come un colpo di vento Lo zenith del sole Suggerire la fuga. Apollo ci ha colpito nel tardo pomeriggio e lo abbiamo visto da una rupe di vento riunire con lo sguardo le onde e le ombre di una cala immota. Tutto questo lo abbiamo già conosciuto, vero mistero è Colui che resta accanto a noi quando noi non sapremo più dirci colui che resiste accanto alla Negazione è lo Spirito che riempie le nostre vele quando tutto è perduto Quando il nulla di noi Creato, voluto O perfino subito Lo chiama: l’immanenza di Dio - la nostra libertà – * 18 luglio Ci siamo accorti della massa enorme di granito che ci soverchiava soltanto dopo aver doppiato il capo. La giornata era calda, ventilata da una forte brezza da sud. La parte meridionale dell’isola è dominata da queste masse di roccia e da una vegetazione tipica di zone aride. Solo gli oleandri, qua e là, spezzano il colore calcinato delle pietre. Il mare è subito fondo, di quel blu scuro che soltanto luglio ed il vento di oggi sanno far risplendere. Torniamo controvento e ri-doppiamo il capo, proveniamo da nord ovest e tagliamo le onde di traverso, più ci avviciniamo al capo più le chiglie vengono alzate e spostate dalle onde, mentre le nostre pagaie correggono la traiettoria quasi ad ogni colpo. Il vento si è incaricato di incrociare questo doppio – in realtà molteplice – movimento spostando le greggi di nuvole addosso al monte ed ai massi calcinati che si innalzano verso la vetta di questo versante, fino a afrangiarsi, chissà, appena arrivate sul continente. Solo ora ci penso, così mi piace vivere e vedere il mondo: contemplare il movimento muovendosi noi pure. Solo questo ci avvicina un po’ alla meravigliosa e terribile avventura del reale. * Kouros Vengo dall’Arcipelago di acque trasparenti E fondali di roccia Attraversando Un oceano di paglia Fango e fracasso Nel diluvio nel traffico Di Montevideo Sei apparso Salendo le scalette dell’omnibus Con i ragazzi del liceo Il turno serale Poco più grande di loro Bello come un kouros Un passo appena avanti Senza impermeabile Reciti a voce ferma La litania delle cose che vendi Caramelle dolci cioccolato E non c’è poesia più vera… Per quanto ancora ti resterà sul volto Questo sorriso di stasera Che è un coltello nell’intimo Un dolore sottile addormentarsi con le luci di Montevideo e le nuvole sul porto? Ragazzo del Sur La tua dignità non vale il nostro mondo intero. * 15 agosto Oggi è domenica Tutto mi dice questa cosa così semplice e palmare una domenica australe. Saluto Jemanjà sulla spiaggia della Plata, ci siamo allontanati poco in canoa verso la piccola isola immersi nell’ acqua scura rimescolata poi tamburi e danze per le strade di questo inverno australe Io sono Acqua, spiaggia, cielo, casa bianca sono Mare Atlantico, vento e America sono un mucchio di cose sante mescolate con cose umane - come faccio a spiegarti? - cose del mondo Sono stata bambino, culla, seno tetto, coperta ma anche terrore, spettro, grido, pianto dopodichè mescolarono le parole oppure sono sfuggiti gli sguardi qualcosa accadde, non capii più nulla! Andiamo, dimmi, raccontami tutto quello che stai passando ora perchè sennò quando la tua anima sta sola piange, devi tirare tutto fuori, come la primavera nessuno vuole che dentro di te qualcosa muoia ! Parliamo guardandoci negli occhi tirando fuori quel che si può, e dentro nasceranno cose nuove! Sono pane, sono pace, sono di più di colei che sta qui non chiedo più di quello che vuoi dare oggi, oggi dai, domani prendi, come si fa con le margherita come il mare, come la vita la vita LA VITA! Andiamo, dimmi, raccontami tutto quello che stai passando ora perchè sennò quando la tua anima sta sola piange, devi tirare tutto fuori, come la primavera nessuno vuole che dentro di te qualcosa muoia ! Parliamo guardandoci negli occhi tirando fuori quel che si può fuori, e dentro nasceranno cose nuove! (Mercedes Sosa) * 22 agosto Ma chi sei tu mistero di occhi e terra e oceano che non mi lasci partire che stanotte non mi lasci dormire? Il sangue e il grito Le lacrime trattenute Il sapore amargo La stretta di mano Di una passione che – ritrovata nel fondo di un tempo che pareva perduto - non credevo Di conoscere così bene … Ho solo lasciato che entrasse E adesso s’è presa tutto di me. Così sia. |
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